giovedì 16 aprile 2015


Ecco ragazzi il link da cliccare per visualizzare i vostri lavori sul paesaggio Medievale
Storia:il paesaggio medievale


mercoledì 8 aprile 2015


LA TORRE DEI MISTERI
Era un cielo tetro, pieno di nuvole che erano spinte dal vento.
Un vento impetuoso, terribile che sferzava violentemente tutto il paesaggio intorno. Nel quale spiccava il monte Morab. Su un fianco della montagna precipitava una parete a strapiombo sino ad un ruscello che correva impetuoso. A destra sorgeva il bosco fitto di querce e faggi. Era cupo e tenebroso. Un luogo di tenebre in cui i giorni del mondo potevano essere dimenticati e tutti coloro che vi entravano erano a loro volta dimenticati. All'uscita del bosco spinoso e sterrato che inerpicava fino alla sommità del monte dove si trovava la torre dimenticata. Una debole luce illuminava la possente torre. Si udiva solo il gracchiare dei corvi.
Il povero Martin stava camminando, in preda alla paura, verso la torre dove il suo amico Zac era stato rinchiuso dal terribile mago Mandrek. Il mago poteva trasformarsi o trasformare in qualsiasi cosa o animale. Era cieco e portava grandi occhiali rotondi. Al posto di una spalla aveva un lungo pezzo di legno dove ci stava il suo corvo nero.
Per superare la montagna c'era un piccolo sentiero che attraversava il bosco. Martin, arrivato davanti al bosco, si fece coraggio ed entrò. Durante il tragitto pensò solamente alla sorte del suo amico Zac. Ad un certo punto gli venne fame e cercò di afferrare una mela da un albero, ma aveva paura di quegli alberi. Sembrava che avessero gli occhi ma decise di prenderla e quando tirò un ramo, gli alberi cominciarono a seguirlo. Martin cominciò a correre così forte finché non uscì all'improvviso da un cespuglio un piccolo folletto irlandese. Lo gnomo con un ordine fermò gli alberi e decise di aiutare Martin nel suo viaggio. Il folletto si chiamava Barry, era alto come un fungo con un vestito verde e rosso.
Con lui Martin riuscì ad uscire dal bosco ed arrivare davanti alla torre. Per riuscire ad entrare, senza essere visti dai corvi, Barry passò da un passaggio segreto che portava nella sala del mago.
Dopo aver attraversato al buio il passaggio si ritrovarono nella grande sala. Il mago era molto brutto, con un lungo camice bianco e dentro ad una tasca custodiva la chiave per aprire la cella dove c'era Zac. Nascosti dietro ad un mobile, Martin e Barry aspettarono che il mago si coricasse. A quel punto il folletto prese la chiave e insieme all'amico aprirono la cella. Zac, Martin e Barry scapparono felici e contenti.
                                                                Emma Borchini

             UNA TORRE MISTERIOSA
In un regno molto lontano si trovava un castello con una torre altissima. Nella parte più alta vi era un orologio le cui lancette erano magiche. Le due lancette erano puntate al cielo e il regno era dominato da angeli custodi che rendevano le persone buone, quando, invece, erano dirette verso il basso il regno era dominato dagli angeli delle tenebre che rendevano le persone malvagie.
La torre era alta ed oscura, come se fosse avvolta dalle tenebre della notte e le pareti erano coperte di edera che saliva fino al punto più alto.
A causa di un incantesimo che aveva bloccato le lancette dell'orologio verso il basso, la terra era abitata soltanto dagli angeli delle tenebre che avevano avvolto il regno con la loro malvagità.
Questi angeli avevano occhi freddi come il ghiaccio, ali nere come la notte e si potevano trasformare sia in animali che in esseri umani.
Il capo si chiamava Tenebris ed era il più spaventoso di tutti. Aveva un cappello a forma di cilindro, dei denti da vampiro e indossava un lungo mantello nero. Tutti gli dovevano obbedire. Gli angeli custodi erano stanchi di non avere nessun potere, loro erano buoni e insegnavano alle persone ad essere gentili e serene. Avevano occhi luminosi, sorrisi aperti e grandi ali bianche.
Un giorno si riunirono e decisero di combattere gli angeli malvagi. Scelsero tra loro gli angeli più forti, con più energie per mandarli a girare le lancette dell'orologio. Per compiere l'avventura furono chiamati Hilaritate e Delicatus. I due angeli, quando arrivarono alla torre, trovarono i malvagi che facevano la guardia. Iniziò una lunga battaglia e sembrava che gli angeli custodi non riuscissero più a vincere finché Hilaritate con tutta la sua forza riuscì a girare le lancette che tornarono bianche. Gli angeli delle tenebre si sciolsero, il buio sparì e tornò il sole, così il regno visse per sempre in allegria.
                                                                Emma Borchini

                     ARIA DI PRIMAVERA
Arriva la primavera.
La si avverte già nelle strade della città al mattino, la si respira, la si sente sugli occhi, nei capelli, nel petto.
L'aria ha un sapore fresco e umido. Le nebbie ondeggiano leggere.
Un fiume d'erba verde scorre nei campi. La primavera si sente in tutte le cose, soprattutto nell'aria fresca di fiori appena sbocciati.
Le case sono tutte aperte al mattino, e quest'aria leggera e dolce che penetra nelle abitazioni.
La primavera è una dama luminosa vestita di sole con il suo viso d'aurora e le sue trecce di acque azzurre. L'odore di certe giornate di primavera sono piene di gioia. La primavera cammina sulle terre nelle mattine di aprile e il paesaggio si veste di sole, si alzano con un fremito le erbe, si gonfiano boccioli vischiosi, spuntano germogli e le prime foglie hanno come un fruscio timido e sommesso. Una nuova vita possente ed esuberante sorge.
                                                                 Emma Borchini
              PASSEGGIATA A PARIGI
Ho tutta la mattina per esplorare questa caotica città, Parigi.
Scesa dall'aereo il luogo più affollato che ho visto finora è stata la metropolitana. Nei corridoi e nelle scale sotterranee vedo tantissima gente che cammina velocemente e mi urta per salire e scendere le scale. Penso a tutte queste persone e a dove dovranno andare: lavoro, appuntamenti oppure turisti come me diretti verso i vari musei.
Arrivata alla mia fermata, esco da quel tunnel e davanti a me vedo una striscia di acqua: è la Senna. Cammino avvolta da quella brezza di vento parigino che soffia lungo le sponde del fiume. Mi diverto a saltare sui quadretti colorati dipinti a terra, corro dentro ad un labirinto di legno perché lungo tutto il viale della Senna ci sono giochi e dipinti.
Poco fa sono passata davanti ad un grandissimo orologio del Museo d'Orsay, luogo stupendo dove la mia attenzione viene attirata come una calamita da un dipinto di Edgar Degos: Prima Stella.
Uscita da quell'edificio sono finita su un autobus che mi ha portato davanti ad una cattedrale lugubre e misteriosa: Notre Dame.
E' formata da tante vetrate colorate e sulle alte guglie si vedono dei personaggi mostruosi, i Gorgoules. A volte immagino di essere ancora in quella meravigliosa piazza circondata da fontane dove, al centro, c'è la famosa piramide di vetro del museo Louvre. Eccomi per la prima volta sulla strada dell'avventura. Scendo alla fermata di Trocadero, su questa scalinata finalmente ho davanti a me la Torre Eiffel che mi toglie il fiato per la sua imponenza.
E' sera, e improvvisamente comincia ad illuminarsi con tante piccole luci e mi sembra un albero di Natale, finché esplode in tutto il suo bagliore. Cerco un posto fantastico dove è vissuta una Regina in un enorme castello circondato da magnifici parchi. Ma mentre spero e fantastico così, sbocco improvvisamente in una specie di mondo incantato, con tanti giardini, enormi fontane dove l'acqua esce come danzando al suono della musica. Camminando vedo laghetti animati da cigni e piccole barche. Ecco alla mia destra apparire la famosa Reggia di Versailles con la Sala degli Specchi dove si celebravano le feste reali. Stavolta sono giunta al momento di ripartire, porterò sempre con me dei bellissimi ricordi: i musei, i giardini profumati, il lungo fiume e soprattutto l'altissima Torre Eiffel che domina su tutta questa magnifica città, Parigi.
                                                                    Emma Borchini

venerdì 27 marzo 2015

la mia passione: lo sci
Sin da piccola vivevo in un mondo fantastico
 ed assoluto, 
animato dalle mie passioni .
Mi ricordo che il mio primo contatto con
 la pista da sci risale all'età di tre anni .
I miei genitori sentirono parlare di un
 corso di sci e mi iscrissero .
 Io mi sono buttata, sulla pista,
 e fu subito un ''colpo di fulmine'',
 un amore intenso.
 E non pensavo che gli sci sarebbero stati li miei
migliori amici .
 La neve era di un color bianco accecante, e 

sembrava un mondo assoluto e incantato.
 Io con la neve ci parlo e lei parla con me. 
Quando mi butto nella pista lei mi accoglie
 e io accolgo lei . Lo sci mi porta via i pensieri tristi, perché la mia passione è tutto per me.
 Lo sport ti fa crescere,
 è questo che alla fine impari.
 Ti fa donna, nel fisico e nello spirito.
 La neve per me è come una madre che ti culla giù

per la pista
 il vento è gelido per la forte velocità.
 Quando sono in pista il tempo corre veloce.
 Io e lo sci siamo una cosa sola, conpatta.
 Lo sport mi fa me stessa , libera e felice
libera di divertirmi e di essere qualcuno.

                                     Catalina Railean

martedì 24 marzo 2015

La primavera
Eccomi, che percorro una strada sterrata serpeggiante, con ciuffi d’erba di un verde acceso e luminoso pieno di rugiada qua e là.
Sono le 7:00 del mattino e le nuvole risalgono nel cielo assieme a sole lucente che illumina i campi verdi pieni di margherite, viole e primule. Le ho raccolte e ho fatto un mazzolino bianco,viola e giallo, con qualche accenno al verde dei gambi.
Continuo la passeggiata ed entro in un boschetto dominato dalla natura rigogliosa e dall’ombra estesissima.
È già ora di pranzo, e io metto un telo su una roccia levigata e comincio a preparare un pic-nic; dopo il pranzo mi sono addormentato.
Ecco che mi sveglio ed esco dalla radura dove ero alloggiato e mi avvio verso l’uscita della foresta.
E' sera e ormai il sole rosseggiante del tramonto ha dipinto come su una tela tutto il paesaggio.

ECCO LA PRIMAVERA!!!!!!!! 

                  Veronica Piazza 

domenica 22 febbraio 2015

l'amicizia
Avere degli amici nella nostra vita con i quali condividere i nostri momenti di felicità e tristezza , è molto importante .
Gli amici formano una parte fondamentale della nostra vita , ma non tutti coloro che ci circondano sono i nostri amici ; dobbiamo saper distinguere tra un amico vero e una semplice persona che frequentiamo spesso . L'amico è colui che ci sta sempre accanto nei momenti in cui ne abbiamo bisogno , è colui che ci dà dei consigli anche se a volte non siamo d'accordo , è colui a cui possiamo raccontare i nostri segreti perché sappiamo che è una persona di cui possiamo fidarci ed infine colui che ci fa ridere ,piangere ,sognare ed amare .
L'amicizia fa si che ogni giorno diventi più speciale per noi , perché sappiamo che c'è qualcuno in qualche parte del mondo che ci aspetta per offrirci la propria amicizia.
L'amicizia è molto importante durante il periodo dell'adolescenza in cui cambiamo i nostri rapporti famigliari e trattiamo di cercare fra i nostri coetanei uno “ specchio vivente “per trovare conforto e sentirci più sicuri di noi stessi . In un rapporto d’amicizia esiste sempre un periodo di gelosia ed invidia , il quale può essere causa di litigi che a volte causano molta sofferenza perché ci fanno capire che si ci è sbagliarti sul rapporto ; ma dobbiamo essere pronti e forti per saper affrontare questi momenti in un modo adeguato e responsabile , in maniera tale da non perdere un gioiello molto prezioso come il nostro amico .
L’amicizia è la chiave della vita . 
                                         
                                                                                                                  Catalina Railean 

lunedì 26 gennaio 2015

Le magiche matite
Per il suo compleanno Mattia ebbe in dono dal nonno una grande scatola di matite colorate.
Gli diede un grosso bacio, poi corse nella sua cameretta, prese un foglio, si sdraiò sul pavimento e cominciò a disegnare, con l’azzurro fece molte onde grandi e minuscole, e quando il lavoro fu concluso il foglio si riempì di mare. Lalla, la sorellina, cominciò a guardare il disegno e SPLASH … finì nel mare fondo, freddo e di un colore scuro, scuro come la notte.
Lalla spaventata, infreddolita, ma anche curiosa di esplorare il fondo dell’oceano in cui non era mai stata, si lasciò trasportare dalle enormi onde azzurre con qualche sfumatura di blu scuro e di verde petrolio, ma quelli che sembravano degli stupendi ed innocui cavalloni d’acqua erano invece onde a cui piaceva sfidare le persone che vi finivano dentro, con la propria forza. Mattia disegnò un salvagente e Lalla cominciò a galleggiare. Cercò di prenderla ma un’onda la fiondò in aria, così in alto che finì in mezzo alle nuvole dove c’era uno stormo di gabbiani in cerca di una meta. Lalla ricadde giù  nel vuoto e alla velocità della luce si tuffò in acqua, dove andò così a fondo fino a toccare gli scogli che le fecero scoppiare il salvagente. La bambina tornò a galla tramortita; il mare a quel punto si calmò e la cullò tra le sue onde, con delicatezza, come se fosse una bambola di vetro soffiato molto fragile. Lalla a quel punto si addormentò e il fratello, dopo aver visto tutta la scena, preoccupato pensò che la sorella fosse morta e che non l’avrebbe mai più abbracciata. Lalla dopo qualche ora si svegliò e non ricordò nulla di quello che le era accaduto. Tremava di paura.
Ma ora come faccio a tornare a casa?
Non potrò mai più abbracciare la mamma?
I pensieri la tormentavano quando all’improvviso sentì una voce che le disse:
- Ehi cara bambina, non devi avere paura di me, anche se non sai chi sono-. 
Lalla si spaventò ancora di più e con la voce tremolante disse:
-Chiunque tu sia vattene e lasciami in pace-.
L’altra grande voce rispose:
-Io non posso proprio andarmene perché in questo pesto ci siamo solo tu e io-.
La bambina non rispose, ma era certa che quella voce appartenesse al mare.
Anche Mattia si era accorto del pericolo; così tracciò sul disegno una gigantesca spugna, il mare aumento sempre di più la sua profondità e Lalla aveva sempre più paura di morire. Mattia allora aumentò la grandezza della spugna, riuscendo a risucchiare l’intero Oceano.
Non rimase più niente e Lalla si trovò a fluttuare nel vuoto. Nel frattempo Mattia aveva disegnato una corda e la sorellina riuscì ad aggrapparsi e a tornare nella realtà. Appena atterrata sul pavimento, abbracciò subito suo fratello, lo ringraziò per averla salvata e corse dalla mamma riempendola di baci e abbracci, e la mamma, anche se non aveva capito il motivo di tutta la gioia della figlia Lalla, accettò lo stesso i suoi gesti d’amore.
Mattia andò verso il giardino uscendo dalla porta sul retro della casa e nell’angolo più nascosto scavò una buca dove sotterrò le matite. I due bambini decisero di tenere il segreto dei magici colori solamente per loro e si promisero che non l'avrebbero mai svelato!
                                                                                   
Matilde Baiocchi
                                                                                             
 IL BOTTONE
Faccio il bottone e sono pieno di fantasia. Sono un bottone particolare perché ne ho viste delle belle! State a sentire come. Un giorno ero stato il bottone di Barbarossa. Ero lì, slacciato e mezzo coperto dalla folta barba di color rosso che al vento ondeggiava. Un giorno però il suo pappagallo mi scucì e Barbarossa mi diede insieme alla sua sudicia camicia alla cuoca per farmi cucire.
Però la cuoca stava cucinando una poltiglia al tonno e mi mise in una ciotolina insieme a quel disgusto di cena e mi servì con un po’ di vino. Un signore, a me sconosciuto, mi mise in bocca e appena se ne accorse mi sputò fuori bordo. Fortunatamente atterrai sul dorso di una tartaruga che, lasciandosi trasportare dalla corrente, arrivò in America. Dopo tre anni mi trovarono quattro sommozzatori dentro a un baule pieno di sassi gialli e splendenti e, scambiandomi per un sasso rosso mi portarono in un museo e mi misero sotto una cupola di vetro, dove tutti non mi dava tregua scattandomi foto.
Una notte due signori con un cappello bucato in testa mi presero e mi misero in un sacco e poi …. poi non vedevo  niente ma sentivo:-Al ladro, al ladro!! Mi stanno rubando il rubino marino!!
-Taci o mi costringi a imbavagliarti!-
Poi non si sentì più nulla e mi portarono via. Quando si accorsero che ero solo un bottone mi buttarono via e atterrai sul davanzale di una sartoria e la signora Marie mi portò dentro pensando che fossi suo. Dopo un giorno sentii qualcosa:
-Buon giorno Marie come va?-
-Bene e tu Selena ?-
-Tutto bene ma dovresti cucirmi una camicetta e ho perso un bottone rosso, ce ne avresti uno da darmi?-
-Ma certamente. Dov’è la camicia?-
-Eccola qui, la vengo a prendere domani!-
Purtroppo la signora cucì subito dunque mi ha piegato e portato nella villa di Selena Gomez e lei m’indosso subito. La mia vita cambiò totalmente: non ero più solo un semplice bottone ma quello di Selena Gomez! Selena mi indossò spesso e in tutte le riviste apparvi io, tanto che crearono una fabbrica di bottoni uguali a me e tutte le volte che uscivo con Selena tutti guardavano stupiti. La mia vita cambiò decisamente in meglio.                                
                                                                 Veronica Piazza

martedì 20 gennaio 2015

UN SOGNO CHE SEMBRAVA REALTA'
Quella settimana la sveglia era suonata alla solita ora ma non l’avevo sentita. La sera prima ero andato a letto molto tardi perché avevo seguito il mio programma preferito. Ero molto preoccupato perché il giorno prima non ero riuscito a studiare per la verifica di storia su le popolazioni Germaniche!                    
E sui Longo…Longo…Longostefani?
Ah si! Ricordo! I Longostefani sono arrivati nel 568 in Italia fu una vera migrazione di popolo.
Forse riuscirò a strappare una sufficienza!
“Luca sbrigati! E lo zaino l’hai preparato?!”
“Certo mamma. Ho già preparato tutto!”
In realtà stavo mentendo a mia madre. Io sono un tipo caotico e confusionario, perdo tutto. Sono sempre alla ricerca di qualcosa che non trovo mai.
Finalmente ero riuscito a prendere l’autobus per andare a scuola e come al solito era affollatissimo.
L’autobus delle 7:30 era un vero incubo! C’era un po’ di tutto! Persino bambini che avevano perso i genitori e piangevano a squarciagola, vecchietti agonizzanti…
Era una vera impresa arrivare vivi a scuola. Anche quella mattina la signora Gertrude, la nostra bidella, mi aspettava con aria minacciosa davanti al cancello.
“Dove stai andando?”
“In classe”
Mentre cercavo una giustificazione accettabile mi accorsi che il mio zaino era rimasto incastrato tra le porte dell’autobus ed ora non avevo più il materiale con me.
Ero disperato… sentivo le urla della professoressa Coco e poi, cosa poteva accadermi di peggio? Era già accaduto tutto quanto.
Finii in presidenza! Non trovavo più lo zaino.
Finalmente arrivai alla mia classe e,ovviamente, i miei compagni erano già arrivati alla 10° domanda e la secchiona della classe aveva scritto dieci pagine solo rispondendo alla prima domanda.
“Luca anche oggi in ritardo!? Scusa, ma non te ne sei accorto di che ore sono!?”
“ Mi scusi!”
“ Oggi ti interrogo. Vediamo cosa sai!”
Avevo una fifa tremenda, mi sentivo il cuore in gola.
E tutto perché non avevo studiato.
“Allora Luca, sto aspettando dimmi chi sono i Longo…”
“I Longostefani!”
“Luca, cosa stai dicendo? I Longobardi…I Longobardi! Dimmi qualcosa dei Longobardi!”
“Sono…sono…”
Non sapevo niente e in più avevo 26 occhi, compresi quelli della prof, che mi fissavano mentre io riflettevo sulla solita domanda.
“Senti…Luca! “
Mi girai era Amir che mi suggeriva. Ovviamente era sbagliato però meglio di niente.
Incominciai a ripetere i suoi suggerimenti e con un po’ di fortuna strappai un 6, ero cosi felice che…
“Luca…sveglia capisco che sia Domenica però”
“NOOOOOOO!!”



                                                                        Aurora Mastromartino