lunedì 26 gennaio 2015

Le magiche matite
Per il suo compleanno Mattia ebbe in dono dal nonno una grande scatola di matite colorate.
Gli diede un grosso bacio, poi corse nella sua cameretta, prese un foglio, si sdraiò sul pavimento e cominciò a disegnare, con l’azzurro fece molte onde grandi e minuscole, e quando il lavoro fu concluso il foglio si riempì di mare. Lalla, la sorellina, cominciò a guardare il disegno e SPLASH … finì nel mare fondo, freddo e di un colore scuro, scuro come la notte.
Lalla spaventata, infreddolita, ma anche curiosa di esplorare il fondo dell’oceano in cui non era mai stata, si lasciò trasportare dalle enormi onde azzurre con qualche sfumatura di blu scuro e di verde petrolio, ma quelli che sembravano degli stupendi ed innocui cavalloni d’acqua erano invece onde a cui piaceva sfidare le persone che vi finivano dentro, con la propria forza. Mattia disegnò un salvagente e Lalla cominciò a galleggiare. Cercò di prenderla ma un’onda la fiondò in aria, così in alto che finì in mezzo alle nuvole dove c’era uno stormo di gabbiani in cerca di una meta. Lalla ricadde giù  nel vuoto e alla velocità della luce si tuffò in acqua, dove andò così a fondo fino a toccare gli scogli che le fecero scoppiare il salvagente. La bambina tornò a galla tramortita; il mare a quel punto si calmò e la cullò tra le sue onde, con delicatezza, come se fosse una bambola di vetro soffiato molto fragile. Lalla a quel punto si addormentò e il fratello, dopo aver visto tutta la scena, preoccupato pensò che la sorella fosse morta e che non l’avrebbe mai più abbracciata. Lalla dopo qualche ora si svegliò e non ricordò nulla di quello che le era accaduto. Tremava di paura.
Ma ora come faccio a tornare a casa?
Non potrò mai più abbracciare la mamma?
I pensieri la tormentavano quando all’improvviso sentì una voce che le disse:
- Ehi cara bambina, non devi avere paura di me, anche se non sai chi sono-. 
Lalla si spaventò ancora di più e con la voce tremolante disse:
-Chiunque tu sia vattene e lasciami in pace-.
L’altra grande voce rispose:
-Io non posso proprio andarmene perché in questo pesto ci siamo solo tu e io-.
La bambina non rispose, ma era certa che quella voce appartenesse al mare.
Anche Mattia si era accorto del pericolo; così tracciò sul disegno una gigantesca spugna, il mare aumento sempre di più la sua profondità e Lalla aveva sempre più paura di morire. Mattia allora aumentò la grandezza della spugna, riuscendo a risucchiare l’intero Oceano.
Non rimase più niente e Lalla si trovò a fluttuare nel vuoto. Nel frattempo Mattia aveva disegnato una corda e la sorellina riuscì ad aggrapparsi e a tornare nella realtà. Appena atterrata sul pavimento, abbracciò subito suo fratello, lo ringraziò per averla salvata e corse dalla mamma riempendola di baci e abbracci, e la mamma, anche se non aveva capito il motivo di tutta la gioia della figlia Lalla, accettò lo stesso i suoi gesti d’amore.
Mattia andò verso il giardino uscendo dalla porta sul retro della casa e nell’angolo più nascosto scavò una buca dove sotterrò le matite. I due bambini decisero di tenere il segreto dei magici colori solamente per loro e si promisero che non l'avrebbero mai svelato!
                                                                                   
Matilde Baiocchi
                                                                                             
 IL BOTTONE
Faccio il bottone e sono pieno di fantasia. Sono un bottone particolare perché ne ho viste delle belle! State a sentire come. Un giorno ero stato il bottone di Barbarossa. Ero lì, slacciato e mezzo coperto dalla folta barba di color rosso che al vento ondeggiava. Un giorno però il suo pappagallo mi scucì e Barbarossa mi diede insieme alla sua sudicia camicia alla cuoca per farmi cucire.
Però la cuoca stava cucinando una poltiglia al tonno e mi mise in una ciotolina insieme a quel disgusto di cena e mi servì con un po’ di vino. Un signore, a me sconosciuto, mi mise in bocca e appena se ne accorse mi sputò fuori bordo. Fortunatamente atterrai sul dorso di una tartaruga che, lasciandosi trasportare dalla corrente, arrivò in America. Dopo tre anni mi trovarono quattro sommozzatori dentro a un baule pieno di sassi gialli e splendenti e, scambiandomi per un sasso rosso mi portarono in un museo e mi misero sotto una cupola di vetro, dove tutti non mi dava tregua scattandomi foto.
Una notte due signori con un cappello bucato in testa mi presero e mi misero in un sacco e poi …. poi non vedevo  niente ma sentivo:-Al ladro, al ladro!! Mi stanno rubando il rubino marino!!
-Taci o mi costringi a imbavagliarti!-
Poi non si sentì più nulla e mi portarono via. Quando si accorsero che ero solo un bottone mi buttarono via e atterrai sul davanzale di una sartoria e la signora Marie mi portò dentro pensando che fossi suo. Dopo un giorno sentii qualcosa:
-Buon giorno Marie come va?-
-Bene e tu Selena ?-
-Tutto bene ma dovresti cucirmi una camicetta e ho perso un bottone rosso, ce ne avresti uno da darmi?-
-Ma certamente. Dov’è la camicia?-
-Eccola qui, la vengo a prendere domani!-
Purtroppo la signora cucì subito dunque mi ha piegato e portato nella villa di Selena Gomez e lei m’indosso subito. La mia vita cambiò totalmente: non ero più solo un semplice bottone ma quello di Selena Gomez! Selena mi indossò spesso e in tutte le riviste apparvi io, tanto che crearono una fabbrica di bottoni uguali a me e tutte le volte che uscivo con Selena tutti guardavano stupiti. La mia vita cambiò decisamente in meglio.                                
                                                                 Veronica Piazza

martedì 20 gennaio 2015

UN SOGNO CHE SEMBRAVA REALTA'
Quella settimana la sveglia era suonata alla solita ora ma non l’avevo sentita. La sera prima ero andato a letto molto tardi perché avevo seguito il mio programma preferito. Ero molto preoccupato perché il giorno prima non ero riuscito a studiare per la verifica di storia su le popolazioni Germaniche!                    
E sui Longo…Longo…Longostefani?
Ah si! Ricordo! I Longostefani sono arrivati nel 568 in Italia fu una vera migrazione di popolo.
Forse riuscirò a strappare una sufficienza!
“Luca sbrigati! E lo zaino l’hai preparato?!”
“Certo mamma. Ho già preparato tutto!”
In realtà stavo mentendo a mia madre. Io sono un tipo caotico e confusionario, perdo tutto. Sono sempre alla ricerca di qualcosa che non trovo mai.
Finalmente ero riuscito a prendere l’autobus per andare a scuola e come al solito era affollatissimo.
L’autobus delle 7:30 era un vero incubo! C’era un po’ di tutto! Persino bambini che avevano perso i genitori e piangevano a squarciagola, vecchietti agonizzanti…
Era una vera impresa arrivare vivi a scuola. Anche quella mattina la signora Gertrude, la nostra bidella, mi aspettava con aria minacciosa davanti al cancello.
“Dove stai andando?”
“In classe”
Mentre cercavo una giustificazione accettabile mi accorsi che il mio zaino era rimasto incastrato tra le porte dell’autobus ed ora non avevo più il materiale con me.
Ero disperato… sentivo le urla della professoressa Coco e poi, cosa poteva accadermi di peggio? Era già accaduto tutto quanto.
Finii in presidenza! Non trovavo più lo zaino.
Finalmente arrivai alla mia classe e,ovviamente, i miei compagni erano già arrivati alla 10° domanda e la secchiona della classe aveva scritto dieci pagine solo rispondendo alla prima domanda.
“Luca anche oggi in ritardo!? Scusa, ma non te ne sei accorto di che ore sono!?”
“ Mi scusi!”
“ Oggi ti interrogo. Vediamo cosa sai!”
Avevo una fifa tremenda, mi sentivo il cuore in gola.
E tutto perché non avevo studiato.
“Allora Luca, sto aspettando dimmi chi sono i Longo…”
“I Longostefani!”
“Luca, cosa stai dicendo? I Longobardi…I Longobardi! Dimmi qualcosa dei Longobardi!”
“Sono…sono…”
Non sapevo niente e in più avevo 26 occhi, compresi quelli della prof, che mi fissavano mentre io riflettevo sulla solita domanda.
“Senti…Luca! “
Mi girai era Amir che mi suggeriva. Ovviamente era sbagliato però meglio di niente.
Incominciai a ripetere i suoi suggerimenti e con un po’ di fortuna strappai un 6, ero cosi felice che…
“Luca…sveglia capisco che sia Domenica però”
“NOOOOOOO!!”



                                                                        Aurora Mastromartino